di Basello Gian Pietro (Pentecoste 2000)
Pentecoste In greco significa "cinquantesimo" perché è il 50° giorno dopo Pasqua, contando anche il giorno di Pasqua secondo l'uso semitico (come i tre giorni di Gesù nel sepolcro). In ebraico è la "festa delle settimane" perché è il giorno in cui si compie la settima settimana dalla Pasqua (7x7=49). A Pasqua si offriva il primo covone (cioè le prime spighe di grano che si avviano alla maturazione), mentre Pentecoste segnava il termine della mietitura (Esodo 23,16). A Pasqua (14 del mese nisan) gli ebrei fuggirono dall'Egitto e 50 giorni dopo si trovavano ai piedi del Sinai per stabilire il patto di alleanza con Dio (Esodo 19,1 dice "al terzo mese dall'uscita dal paese di Egitto", "proprio in quel giorno": consideriamo due mesi ipotetici da 30 giorni, 30-14 + 30 = 46 giorni; Esodo 19,16 precisa "ed ecco al terzo giorno" quindi aggiungiamo 3 giorni). Presso gli ebrei, fin dal II sec. a.C. (quindi già ai tempi di Gesù) la Pentecoste è la festa in cui si ricorda l'alleanza con Dio.
Mentre il giorno di Pentecoste stava per compiersi... La discesa dello Spirito sugli apostoli porta a compimento e dà nuovo senso a diversi episodi della scrittura:
Missione e culture Gli apostoli non parlano una sola lingua che tutti miracolosamente comprendono, ma parlano diverse lingue in modo che ognuno dei presenti riceva l'annuncio nella propria lingua e cultura.
Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione Assieme a Pasqua e alle "Capanne", Pentecoste è una delle tre feste in cui gli ebrei dovevano compiere il pellegrinaggio a Gerusalemme (Deuteronomio 16,16). I presenti sono quindi per lo più ebrei osservanti, dispersi dalle vicende storiche nei vari paesi elencati, venuti a Gerusalemme per il pellegrinaggio. Comunque si precisa: ebrei e proseliti (cioè persone non nate da madre ebrea ma convertitesi all'ebraismo -cosa abbastanza rara) e stranieri di Roma (forse ad indicare i pagani). Le nazioni elencate coprono tutto il mondo allora conosciuto da un ebreo: i Parti erano i nemici dei romani sulla frontiera orientale dell'impero; in Elam (la cui capitale era Susa) dovevano esserci ebrei fin dai tempi di Ester e Daniele; l'Asia comprendeva originariamente la parte della Turchia che si affaccia sul mar Egeo (Asia minore, sempre con questo senso nella Bibbia), poi allargata ad indicare tutto il continente rappresentandone le propaggini più vicine a noi europei; Cretesi e arabi chiudono la lista perché rappresentano due etnie particolari, gli abitanti delle isole e del deserto. Questa folla raccogliticcia (come il popolo ebraico ai piedi del Sinai), formata da persone provenienti da paesi lontani e spesso nemici fra loro, trova un elemento di unione nello straordinario annunzio operato dagli apostoli. L'esegesi storico-critica ha smantellato anche questa bella immagine, affermando che la lista fu copiata pari pari da un calendario astrale in cui ogni segno zodiacale era associato ad una regione geografica (!!).
Anche in Italia, a Bologna, a Persiceto, oggi si ritrovano genti di etnie diverse e lontane, slavi e albanesi, russi e rumeni, marocchini e algerini, turchi e cinesi, peruviani e brasiliani. Siamo in grado di annunziare loro le grandi opere di Dio???
Il
vangelo della messa vigiliare (Giovanni 7,37-39) I versi
37-38 si possono leggere in due modi diversi a seconda di come si
pone la punteggiatura: 1. "Chi ha sete venga a me e beva chi
crede in me. Come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva..."
2. "Chi ha sete venga a me e beva. Chi crede in me, come
dice la Scrittura, fiumi di acqua viva...". La punteggiatura
della CEI mi sembra inaccettabile (cattivo italiano). Il
"grande giorno della festa" è l'ultimo giorno
delle "Capanne".
La citazione, da alcuni ritenuta imprecisa e dubbia, si riferisce
al salmo 34,6. Di seguito lascio la parola direttamente a Daniel
Lifschitz, riportando un brano (pagg. 203-205) del suo bellissimo
commento al salmo 34 secondo la tradizione ebraica e cristiana (Benedirò il Signore in ogni tempo, salmo 34, Torino 1993, ed. Elle Di Ci).
Guadarono
a lui e fiumi sgorgarono Abbiamo tradotto questo
versetto in modo diverso da tutta la tradizione cristiana
(eccetto Girolamo) e dalla maggioranza dei commentatori ebraici
che traducono quasi tutti (ad eccezione di Radaq, Ibn Ezra e
Hirsch) guardarono a lui e furono raggianti.
Un'attenta analisi della parola nahar e del suo uso
nella Scrittura lascia aperta la possibilità di una traduzione
inconsueta ma suggestiva.
Nella Scrittura la parola nahar viene usata come verbo
solo sei volte. In Isaia 2,2 e Michea 4,1: Ad esso (il
Monte Sion = Gerusalemme) affluiranno le genti; Geremia
31,12: Affluirono verso i beni del Signore; Geremia 51,44:
Le nazioni non affluiranno più a lei (Babilonia); Isaia
60,5: Allora guarderai e diventerai come un fiume (di
solito tradotto: sarai raggiante), palpiterà e si
dilaterà il tuo cuore, perché le ricchezze del mare si
riverseranno su di te, e infine nel salmo 34,6.
Col significato di fiume la parola nahar appare nella
Scrittura ben 112 volte.
Difatti Radaq e Ibn Ezra suggeriscono una traduzione in tal
senso: Finché non guardarono Dio furono paralizzati per la
paura, ma ora sono pervasi di un nuovo coraggio, e avanzano con
l'impeto di un potente fiume. E anche Girolamo traduce: Volgetevi
a lui ed affluite. L'esperienza storica ed esistenziale
di Israele è stata che, ogni volta che guardarono con fede a
Dio, le acque (segno della morte e della purificazione) si misero
in movimento.
Basta pensare al passaggio del mar Rosso, al passaggio del fiume
Giordano, alle acque sgorgate dalla roccia (1).
(1) Confronta Esodo 17,5-6 e Numeri 20,7-11. Salmi 78,15: Spaccò le rocce nel deserto e diede loro da bere come dal grande abisso. Fece sgorgare ruscelli dalla rupe e fece scendere giù l'acqua come fiumi. Isaia 48,21: Non soffrono la sete mentre li conduce per deserti; acqua dallla roccia egli fa scaturire per essi; spacca la roccia, sgorgano le acque.
Dice san Paolo in 1Corinzi: ...tutti bevevano la stessa bevanda spirituale. Bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo (2).
(2) 1Cor 10,1.
Ora, nel vangelo di Giovanni
c'è un famoso passo dove Gesù cita la Scrittura.
Giovanni 7,37-39: Nell'ultimo giorno, il grande giorno
della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce:
"Chi ha sete venga a me e beva; che crede in me, come dice
la Scrittura, fiumi d'acqua viva fluiranno dal suo
seno". Questo egli disse, riferendosi allo Spirito che
avrebbero ricevuto i credenti in lui. Infatti, non c'era
ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato.
A quale passo della Scrittura si riferisce Giovanni?
Gli esegeti si richiamano alla liturgia della festa delle
"Capanne", ma non si riesce a individuare a quale passo
preciso della Scrittura il Vangelo allude.
Torniamo alla traduzione del salmo 34,6: Guardarono a lui e
fiumi sgorgarono. La parola ebraica usata per guardarono è hibithu,
che significa "guardare con grande intensità", sia
aspettando con fede (3), sia scrutando profondamente (4), sia con
stupore e timore riverenziale (5).
(3) Confronta
Numeri 21,9; Zaccaria 12,10.
(4) Confronta Salmi 33,10; 94,9.
(5) Confronta Genesi 15,5; Esodo 33,8.
Il passo più significativo dove appare la parola hibithu con insistenza è Isaia 51,1s. Questo passo è un perfetto parallelo del versetto Guardarono a lui e fiumi sgorgarono e appoggia con forza la mia traduzione: Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate JHWH (6); guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, al foro de pozzo (7) da cui siete stati cavati. Guardate ad Abramo vostro padre, a Sarah che vi ha partorito...
(6) Confronta
Salmi 34,5. [YHWH è il tetragramma che indica il nome
proprio di Dio; gli ebrei, per rispetto, lo sostituiscono nella
lettura ad alta voce con adonai "signore" ndr]
(7) Non come traduce la Bibbia della CEI "cava", ma
"foro del pozzo". La parola maqeveth =
"foro", dalla radice maqav (in siriaco:
"sorgente d'acqua"), è apparentata con la parola miqvah
= "accumulazione di acqua", che viene usata per la
vasca battesimale e le abluzioni rituali ebraiche. Ibn Ezra: Con
la roccia viene significato Abramo, con foro del pozzo viene
significato Sarah.
Nel linguaggio biblico lo sguardo intenso e la fede sono spesso sinonimi (8).
(8) Confronta Numeri 21,8s; Giovanni 3,14s; Giovanni 19,35ss; Ebrei 12,2.
L'esclamazione di Gesù in
Giovanni 7,38 appare dunque come un Targum
["commento" ndr] del salmo 34,6.
Chi ha sete venga a me e beva (9).
(9) Isaia 55,1; Proverbi 9,5. [...] Lo stesso vangelo di Giovanni (Giovanni 19,36) cita il salmo 34 (v. 21) un'altra volta.
Chi crede in me (chi
guarda con intensità me), come dice la Scrittura.
Il salmo faceva parte dei salmi cantati durante la festa
messianica di Sukkoth [= le "Capanne" ndr] ed è
uno dei più citati del Nuovo Testamento.
Confronta Genesi 2,10-14; Esodo 17,1-8; Numeri 20,7-11; Salmo
23,2; 36,9s; 46,4s; 74,15; 107,35; Siracide 24,22; Giovanni
2,1-11; 4,6-15; 6,35s; 7,37-39; 19,34-37; 1Giovanni 5,6-13;
Apocalisse 7,16s; 22,1-17.
[ndr per spiegare da dove salti fuori la traduzione usuale "...e furono raggianti". Nei dizionari di ebraico biblico, al verbo nahar corrispondono due lemmi: il primo è quello che si traduce "fluire, affluire, scorrere"; il secondo, collegato all'assiro nûru "luce", significa "brillare, essere raggiante". Con il secondo significato si traduce di solito anche Isaia 60,5.]
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san Giovanni in Persiceto, Pentecoste 2000 (foglio di stile 26/V/2001)