di Basello Gian Pietro
Vi è mai capitato di trovare delle leggere differenze fra il testo della vostra bibbia preferita e quello proclamato di solito in chiesa? Vi siete mai chiesti perché qualche vostro ragazzo di catechismo abbia ancora un'edizione della bibbia diversa dalla bibbia di Gerusalemme pur trovandoci ormai alle soglie del duemila? E non è sempre quel ragazzo che, cominciando a leggere dalla sua bibbia, crea subbuglio in tutto il gruppo che mormora a più voci: "da me è diverso!". Allora, da bravo educatore o catechista, dopo esservi fatto mostrare la copertina della suddetta bibbia, avrete garbatamente suggerito al ragazzo di farsene regalare una nuova. Se, sempre come educatori o catechisti, ritenete giusto sapere quale traduzione della Bibbia avete in mano e perché proprio quella, continuate a leggere queste righe...
Mentre a livello personale è abbastanza facile imparare quel po' di greco neotestamentario o di ebraico sufficiente a leggere la Bibbia in lingua originale, fissarne una traduzione scritta accessibile a tutti non è cosa da poco. Mentre il testo originale è stabilito dai vari manoscritti e reperibile nelle moderne edizioni critiche, la lingua in cui si traduce è viva e si evolve di giorno in giorno. Non solo, spesso sensazioni, idee e concetti della Bibbia non ci sono più familiari: ad esempio, l'importanza della pastorizia o il valore della luce quando la notte era buio pesto... Grosso modo, chi traduce dovrebbe operare una scelta fra tradurre letteralmente parola per parola (con la necessità di spiegare in nota certe immagini lontane alla nostra sensibilità) o tradurre in modo più libero, utilizzando una frase moderna equivalente per significato a quella antica. Un esempio chiarirà tutto: letteralmente san Paolo in Romani 12,20 dice "[...] se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; [...] facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo". Ma ai tempi di Paolo l'ultima parte della frase significava semplicemente "lo farai arrossire di vergogna".
La stessa costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II Dei Verbum (1965) sostiene che "poiché la parola di Dio deve essere a disposizione di tutti in ogni tempo, la Chiesa cura con materna sollecitudine che si facciano traduzioni appropriate e corrette nelle varie lingue, a preferenza dai testi originali dei sacri libri. [...] Inoltre, siano preparate edizioni della sacra Scrittura, fornite di idonee annotazioni, ad uso anche dei non-cristiani e adattate alle loro condizioni" (Dei Verbum n. 22.25).
CEI Proprio il Concilio Vaticano II, dichiarando lingua liturgica il volgare (cioè l'italiano) e non più il latino, rende impellente la necessità di una versione ufficiale della Bibbia, approvata dalla chiesa italiana e adatta all'uso liturgico. Un gruppo di studiosi si mise subito al lavoro (1965), ma i tempi erano stretti: si decise allora di non tradurre da capo ma ricontrollare e rivedere sui testi originali una traduzione italiana già diffusa, quella delle edizioni UTET, che aveva il pregio di essere molto omogenea essendo opera di tre soli traduttori. La bozza del testo passò poi per le mani di esperti di italiano (ad es. il poeta M. Luzi), di dizione, ritmica e canto per valutarne la leggibilità e la facilità di proclamazione. Nel 1971 esce così la prima versione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI). Nel frattempo la preparazione dei lezionari con le letture per le messe e del breviario con la liturgia delle ore, mette subito in luce alcuni piccoli difetti della neonata traduzione. Nel 1974 esce allora una versione corretta della CEI, versione adottata in pieno nei lezionari e nel breviario. Le differenze con CEI 1971 sono minime e limitate alla scorrevolezza dell'italiano. Recentemente (1997) è stata presentata la revisione del Nuovo Testamento, stavolta con interventi pesanti volti soprattutto a rimediare omissioni di termini presenti invece nei testi originali, a migliorarne la coerenza interna (cioè cercare di tradurre sempre nello stesso modo medesime espressioni del testo originale) e a aggiornarla con le recenti conquiste degli studi. Mentre si attende la revisione dell'Antico Testamento per adottarla in ambito liturgico e catechistico, la CEI ne consiglia l'uso "per lo studio, per la preghiera e la riflessione nei gruppi, per la meditazione personale". Secondo gli autori, questa revisione "può e deve essere considerata come un atto di obbedienza al Concilio [...], oltre che come un gesto di doveroso servizio al popolo di Dio che vive in Italia". Anche in Italia, come già da tempo nel mondo protestante, si sente la necessità di aggiornare e migliorare sempre la traduzione dei sacri libri.
Ma veniamo alle altre traduzioni. Ce ne sono tante, ricordo solo quelle che è più facile trovarsi fra le mani.
TILC L'altra grande traduzione italiana, molto poco conosciuta nella pastorale, è la traduzione interconfessionale in lingua corrente denominata "Parola del Signore" (bibbia TILC). Questo non significa che non sia cattolica, ma che è anche cattolica: infatti ha la piena approvazione della CEI come pure delle chiese protestanti italiane. Una bibbia importante, visto che si parla tanto di ecumenismo. Solo non è abilitata all'uso liturgico, se non in casi particolari: alcune diocesi ne hanno infatti permesso l'uso nelle messe per i fanciulli proprio per l'immediatezza e la facilità di comprensione. "Non aggiunge e non toglie alcuna informazione contenuta nei testi originali", ma cerca di comunicare al lettore di oggi soprattutto il significato. Un testo che non ha bisogno di troppi commenti e adatto quindi a chi si avvicina a Gesù o alla Bibbia per la prima volta.
Paoline Troviamo poi le traduzioni volute dalle edizioni Paoline. La vecchia traduzione del 1958 era diffusissima (almeno fino a pochi anni fa) nelle case e molti ragazzi la usavano in quanto era la bibbia dei loro genitori. E' una traduzione molto fedele al testo (letterale) e per questo a volte poco chiara o scorrevole. La "nuovissima versione dai testi originali" (1983) che troviamo nelle nuove bibbie delle Paoline è molto curata e aggiornata dal punto di vista scientifico. Precedentemente era stata presentata in libri separati.
Ginevra Infine c'è la traduzione della società biblica di Ginevra (1994-1995) di ambiente protestante, oggi riveduta, che viene addirittura distribuita per strada. Il testo è preparato proprio per avvicinare a Gesù anche chi non ha mai preso in mano il Vangelo.
BJ e TOB Ma veniamo alla bibbia più diffusa in ambiente parrocchiale: la bibbia di Gerusalemme delle edizioni Dehoniane (1974). L'edizione CEI 1974 usciva con pochissime note (anche se ben curate) per cui si sentì presto l'esigenza di qualcosa di più consistente. Nella bibbia di Gerusalemme il testo CEI 1971 (non so perché non sia stato preferito quello del 1974, tanto più che è quello realmente usato nella liturgia) è affiancato dalle introduzioni e dalle note della bibbia francese "La Bible de Jérusalem" (BJ). Queste note, tradotte dal francese e scritte per una traduzione francese, non si armonizzano molto con il testo CEI (molte volte riportano: "qui BJ traduce invece così..."). A mio avviso, solo chi traduce può preparare le note migliori per la propria traduzione, mettendo in rilievo ciò che eventualmente non è proprio riuscito ad esprimere rispetto al testo originale. Stesso discorso per la bibbia TOB (quella di don Lino; edizioni Elle Di Ci 1992): testo CEI 1971 e note dalla bibbia francese "Traduction Oecuménique de la Bible" (1987). Bisogna dire che le note di BJ sono più spirituali mentre quelle TOB sono più esegetiche, cioè spiegano di più il significato e la forma originaria del testo.
Piemme Ricordo infine la bibbia della casa editrice Piemme (1995): testo CEI con ampie note scritte da studiosi italiani giovani e specialisti del settore. In nota si trovano ampie proposte di miglioramento del testo CEI.
Nessuno di noi può mettersi a tradurre la Bibbia, ma abbiamo tutti il diritto e il dovere di sapere che cosa ci può offrire o meno una data traduzione. I traduttori dovrebbero sempre spiegare brevemente ai loro lettori i principi su cui hanno eseguito la traduzione. La bibbia TILC è dichiaratamente a favore di una comprensione immediata, magari a scapito della totale fedeltà al testo originale; la bibbia CEI 1971 e 1974 è una soluzione di compromesso molto migliorata nella revisione 1997; le edizioni delle Paoline sono più letterali. In Italia non si è avuto il coraggio di tradurre ex-novo la Bibbia affiancando il testo con la giusta quantità di note: o le note sono poche e molti passi chiari nell'originale rimangono oscuri in una traduzione letterale, o sono troppe e riguardano più aspetti teologici e spirituali senza occuparsi prima della comprensione del testo.
Non c'è quindi una traduzione migliore in assoluto, ma una traduzione migliore a seconda di ciò che noi vogliamo "spremere" da essa o dell'ambito in cui la utilizziamo.
Infine, la traduzione di un testo sacro è sempre un'avventura che vale la pena raccontare.
Sulle varie traduzioni in lingua italiana della sacra Scrittura ho già scritto. Qui vorrei di nuovo raccomandare la traduzione interconfessionale in lingua corrente (TILC; ed. LDC-ABU, 18.000 lire) a quanti si impegnano nella catechesi. Si tratta di una traduzione molto lineare che non dà per scontato nulla e si commenta da sé; non appropriata ai gruppi biblici, diventa eccezionale se usata con i ragazzi! I commenti e le note esistono, ma prima bisogna sentire la necessità di usarli. Quanti di noi, ascoltando le letture di oggi, hanno sentito il bisogno di capire: chi sono i proseliti? dov'è il costato? nessun apostolo si è lamentato dell'alito di Gesù? o, meglio, perché Gesù alita sugli apostoli? cosa sono i carismi? e i doni? e a quali operazioni si riferisce san Paolo?
D'altronde queste domande non si potrebbero neppure presentare utilizzando la traduzione TILC. L'obiezione "ma alla messa i ragazzi sentono che le letture sono diverse", secondo me, si evita facilmente spiegando ai ragazzi che si tratta di una versione propedeutica all'ascolto della versione "ufficiale" a messa (CEI 1974). Sarei contento se si aprisse un dibattito...
Come già scritto, la TILC è rigorosissima e cattolicissima, anzi, è più che cattolica, essendo accolta da tutte le confessioni cristiane. Il suo utilizzo è un segno concreto di quell'ecumenismo di cui tanto si parlava qualche tempo fa.
v. | CEI 1974 | TILC |
---|---|---|
11 | Ebrei e prosèliti | alcuni sono nati ebrei, altri invece si sono convertiti alla religione ebraica |
La TILC sacrifica la "letteralità" (intesa come fedeltà al testo) alla comprensione immediata dei contenuti (fedeltà al contenuto). Il risultato è che tutti capiscono esattamente di quali categorie di persone si parla.
v. | CEI 1974 | TILC |
---|---|---|
20 | le mani e il costato | le mani e il fianco (=CEI riveduta) |
Molte espressioni della TILC sono state accettate nella recentissima revisione del Nuovo Testamento della CEI. Probabilmente ci vorrà ancora (molto) tempo prima che sia adottata nella liturgia.
v. | CEI 1974 | TILC |
---|---|---|
22 | alitò su di loro | soffiò su di loro (=CEI riveduta) |
Qui invece è proprio un errore. Il testo greco è chiaro: Gesù soffia come aveva già fatto in molte altre occasioni. Lo stesso Spirito in Genesi 1,2 non aleggiava sulle acque (CEI) ma impetuoso soffiava su tutte le acque (TILC), come pure in Atti 2,1: come quando tira un forte vento (TILC). Lo Spirito non è un venticello gentile ma un soffio che ci indica con decisione la direzione da percorrere. Lo Spirito della prima lettura e Gesù nel vangelo non sono figure discrete: si mostrano a gruppi di persone, riempiono di sé gli uomini e gli ambienti, portano gioia, lasciano stupore e meraviglia. Sarà una sciocchezza ma provate ad alitare... adesso invece soffiate... sono due azioni ben diverse! Si mostrò invece ad Elia sotto forma di mormorio di un vento leggero (CEI 1Re 18,12) Dio padre.
v. | CEI 1974 | TILC |
---|---|---|
23 | a chi rimetterete... | a chi perdonerete... (=CEI riveduta) |
Anche qui l'italiano è più fluente. Si avrà mai il coraggio di ritoccare il "Padre nostro"? E' giusto correggere la preghiera di Gesù? Non lo so, ma quanti sanno che sia santificato il tuo nome (CEI) è un invito a far sì che tutti ti riconoscano come Dio (TILC)? Per gli ebrei (e i semiti in genere) il nome non è un'etichetta intercambiabile posta sopra una persona, ma ne rappresenta l'essenza stessa... conoscere il nome di una persona (cioè chiamare per nome una persona) vuol dire esserne amico intimo. Nel "Padre nostro" chiediamo a Dio di far conoscere a quanti ci circondano le opere meravigliose che egli ha compiuto (la salvezza) attraverso il nostro operato, in modo che poi tutti lo possano riconoscere come "santo" (cioè Dio) lodandolo e ringraziandolo.
v. | CEI 1974 | TILC |
---|---|---|
4-7 | 4Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; 6vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio che opera tutto in tutti. 7E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune. | 4Vi sono diversi doni, ma uno solo è lo Spirito. 5Vi sono vari modi di servire, ma uno solo è il Signore. 6Vi sono molti tipi di attività, ma chi muove tutti all'azione è lo stesso Dio. 7In ciascuno, lo Spirito si manifesta in modo diverso, ma sempre per il bene comune. |
A sinistra abbiamo la difficile prosa di san Paolo cui siamo abituati. La TILC invece è molto più semplice, direi più amichevole, e mi sembra quasi musicale.
©2000-2001 Copyright by Basello Gian Pietro <elam@elamit.net>
for Elam.net <http://digilander.iol.it/elam>
san Giovanni in Persiceto, 2000 (foglio di stile 18.26/V/2001)